Absentiae

Viaggi fra passato e presente, fra l’irreale e il reale per soffocare l’angoscia liquida di una società di plastica, questi racconti brevi, brevissimi si organizzano tutti attorno ad un fil rouge che segue il mal de vivre tipicamente post moderno o da post modernariato.

Parlano in prima persona del cupo disagio che oscura l’essere umano, oggi sempre più solo e senza mete. Immerso in un vortice veloce dimentica se stesso, i suoi bisogni, i suoi desideri e soprattutto la capacità di esprimere i sentimenti che lo travolgono e lo assalgono pulsando insistentemente anche quando li impone il silenzio. Le protagoniste sono sempre donne, senza volti né nomi, solitarie per scelta e per destino, che chiamano a sé il resto del mondo che pare sempre sfuggirgli di mano. Tutto è descritto con cura, tranne loro. Scritti con voce spezzata, come confessioni fatte nel buio di un confessionale, timorosi del mistico fascino di un antro ecclesiastico illuminato solo dal leggero sfavillio delle candele e dalle dorature dei dipinti e delle sacre suppellettili.

La scrittura rispecchia lontanamente la teatralità di primo novecento, un’archeologia di ritmi e di vocaboli desueti che si fonde al moderno.

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