Il matrimonio come un fortino. Con questa metafora Anna ci racconta come è finita nel pantano che l’ha intrappolata e dal quale è così difficile riemergere. Poi, nonostante tutto, la sua voglia di vivere prende il sopravvento. La narrazione allora da intimistica e introspettiva acquista respiro e quando si interrompe entrano in scena tutti gli altri protagonisti che, insieme ad Anna, chiudono un cerchio altrimenti destinato a perpetuare in giochi masochistici e perversi.
Il fluido dispiegarsi dei punti di vista di ognuno condurrà il lettore a riconoscere la realtà oggettiva dei fatti e a viverla di volta in volta. Il disegno si scoprirà mano a mano, come un puzzle che si compone grazie ad ogni singolo tassello. Per tutto il tempo del racconto, Anna non si lascerà prendere da isterie o da reazioni incontrollate. Continuerà a presidiare il fortino abbandonato da tutti e alla fine, cambiandogli verso, lo ripopolerà suo malgrado fino a fargli assumere lo status di piccola comunità nella quale riuscirà a trovare spunti di ironia e di gioia.
Sottovoce, Monica Ferraioli ci conduce ad ascoltare attentamente. E quando ci riconosciamo, ci pare proprio che in questo quadro possiamo saltarci dentro anche noi.
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